DOCUMENTO INEDITO SUI TELAMONI DELLA ROCCHETTA

Museo Mattei presso Palazzo Comelli – Camugnano (BO)

testo di Alessandro Rapparini

Arco di ingresso al Cortile Centrale della Rocchetta Mattei

Tutti conoscono i telamoni (o cariatidi) presenti alla Rocchetta Mattei, manufatti che sorreggono l’arco moresco che da accesso al cortile centrale attraverso l’androne di ingresso. Sono in marmo di Verona, uno bianco (associato alla simbologia del “bene”) l’altro rosa/rosso (associato alla simbologia del “male”). Il loro presunto significato riporterebbe alla comunione degli opposti, alla dualità bene/male, di cui è composto il creato. La datazione degli stessi è da tanti anni controversa tra chi sostiene siano “il lavoro di un abile scalpellino dell’800” e chi invece li valuta pezzi molto più antichi, risalenti all’età medievale. Grazie alle ultime ricerche del Gruppo Studi Cesare Mattei possiamo apportare un contributo per la risoluzione di questo piccolo mistero.

L’Associazione è recentemente entrata in possesso di un documento, unico nel suo genere, che consiste in un manoscritto originale di Mons. Golfieri recante una descrizione dettagliata della Rocchetta Mattei datato 25/09/1881. Il manoscritto è composto da 16 fogli e la descrizione del castello è divisa in 46 punti. Mons. Golfieri, amico sia di Cesare Mattei che della famiglia Comelli, descrive la Rocchetta con dovizia di particolari, presumibilmente dopo aver fatto una visita, guidato direttamente da Cesare Mattei. Oggi questo importante reperto è custodito presso il Museo Mattei, nel Comune di Camugnano, gestito dall’associazione Gruppo Studi Cesare Mattei .

Mons. Golfieri
Documento Mons. Golfieri

Al punto 16 possiamo chiaramente leggere:

16 “CARIATIDI DELLA POMPOSA”

Di qua, di là dall’arco già descritto,

Stan due figure a mo di sustentacolo.

Il capo chino, e il dosso tengon fitto,

Ma tal peso a portar sembran miracolo.

Fur già mensole un dì della famosa

Veneranda Abbadia detta Pomposa.

Quindi, da quanto letto, sembrerebbe che i telamoni provengano dall’Abbazia della Pomposa, sita a Codigoro (FE), risalente al IX sec. , una delle più importanti di tutto il Nord Italia.

Per avvalorare questa scoperta possiamo addurre altre tre osservazioni:

1) Secondo la documentazione del museo del Louvre di Parigi, anche l’ambone presente in Rocchetta, di cui il museo parigino possiede l’originale, proviene dall’abbazia di Pomposa. E’ quindi molto probabile che facessero parte di un unico lotto, o quantomeno questa testimonianza confermerebbe che alcuni elementi del castello arrivino da da Pomposa. Il motivo per cui l’ambone originale si trovi al Louvre e in Rocchetta possiamo ammirare solo una sua copia è altra questione.

2) L’Abbazia è molto vicina ai territori di Magnavacca di proprietà di Cesare Mattei, questo potrebbe averne favorito l’acquisizione.

Abbazia di Pomposa

3) All’interno dell’Abbazia sono presenti affreschi che narrano la storia dell’apocalisse e dell’arcangelo Michele che lotta contro il demonio: l’eterno conflitto tra bene e male. Infatti il Cristo del secondo avvento, come descritto nel Vangelo di Matteo, separa il bene dal male. E’ quindi probabile pensare che i due telamoni fossero inseriti in questo contesto.

Affreschi di Pomposa

Ergo possiamo supporre che i telamoni della Rocchetta potrebbero essere attribuiti ad un periodo antico, che, in linea con l’epoca dell’Abbazia, potrebbe essere compreso tra il IX ed il XII sec. Questi manufatti risulterebbero quindi essere i più antichi presenti in Rocchetta.

Nel Settembre 2020, durante una conferenza a Montovolo, ho reso pubblico per la prima volta questo importante documento, che potrebbe apportare un’ulteriore contributo alla datazione dei due telamoni.

Il documento del Golfieri contiene ulteriori notizie inedite sul castello. Seguite gli aggiornamenti sui nostri canali per scoprirle.

Interno dell’Abbazia di Pomposa

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